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Attività umanitarie

Nel 1992 Philipp Bonhoeffer fu invitato a partecipare al progetto di World Laboratories per lo sviluppo della Cardiologia in Africa Orientale, sotto la direzione del Prof. Lucio Parenzan. Negli anni successivi egli si interessò in modo particolare all’ideazione di strategie per portare cure cardiache nei paesi in via di sviluppo, soprattutto strategie per progetti di sostenibilità e indipendenza. Per molti anni ha collaborato con numerose organizzazioni umanitarie, tra cui Chaine de l’Espoir (Parigi), Institut du Coeur (Saigon, Vietnam), Chain of Hope (Londra), Terre des Hommes (Nairobi), Children’s Heart Link (Minneapolis) e Fondazione Medtronic (Minneapolis).


Nel 2002 diventò il direttore del progetto World Laboratories (http://www.worldlab.ch). Nel 2004 essendo terminati i finanziamenti dei Progetti Medici di World Laboratories passò il progetto che stava realizzando in quel momento in Kenya alla Chain of Hope (Londra).


Ha sviluppato una tecnologia specifica, a costi accessibili, per il cateterismo cardiaco, insieme alla ditta NuMed (Hopkinton, New York), tecnologia ora utilizzata in molte nazioni del mondo.


Ha tenuto lezioni in numerosi convegni scientifici sullo sviluppo di programmi cardiaci nei paesi in via di sviluppo.

Attività Umanitarie Philipp Bonhoeffer

Da destra a sinistra, Prof. Omaswa con due colleghe ugandesi, Prof. Lucio Parenzan, Mr. Donald Ross, Dott. Philipp Bonhoeffer

Operazione chirurgica Philipp Bonhoeffer

Impegno personale

Philipp Bonhoeffer si recò in Kenya per la prima volta nel 1991 per una missione medica: il progetto “Epidemiological Studies and Training of Staff for the Establishment of local Units for Prevention and Treatment of Heart Diseases in African Countries” del World Laboratories, sotto la direzione del Prof. Lucio Parenzan. Gli fu affidato lo sviluppo dell’aspetto diagnostico del progetto insegnando ai medici locali la diagnosi di cardiopatie congenite con la sola ecocardiografia. Oltre all’insegnamento lo scopo era di individuare  pazienti con cardiopatie semplici da operare  in Kenya. Quindi, organizzò dei corsi di ecocardiografia. I medici portavano i loro pazienti, venivano guidati nella procedura ecografica e seguiti fino alla formulazione di una diagnosi completa. In un periodo relativamente breve venne identificato un grande numero di pazienti con malattie operabili. Tuttavia, questa esperienza positiva produsse ben presto notevoli frustrazioni. In Kenya il  Prof Lucio Parenzan e Philipp Bonhoeffer, attraverso l’ insegnamento avevano indirettamente dato delle speranze ai pazienti.


Il budget di World Laboratories era destinato allo sviluppo dell’infrastruttura della Cardiologia e della Cardiochirurgia nell’Africa equatoriale. Purtroppo non poteva prendere in carico i costi diretti legati alla cura dei pazienti, in particolare se questa doveva essere eseguita all’estero.


Grazie a un enorme impegno personale del Prof. Lucio Parenzan, di Padre Antonio Giudici, un missionario italiano, di Philipp Bonhoeffer e con l’aiuto di medici kenioti, fu trovato il modo di offrire ad alcuni pazienti il trattamento in Italia. Ciò, oltre a risultare di beneficio ai pazienti, aiutò anche a tenere alto il morale per continuare con il progetto didattico in Kenya.


Nel 1992 la Dott.ssa Jowi (uno dei medici kenioti)  durante il corso di ecografia  presentò il caso di un ragazzo che era stato ricoverato per molti mesi nel Kenyatta Hospital di Nairobi perché affetto da tetralogia di Fallot. Il ragazzo versava in uno stato clinico grave e rischiava la vita a causa di continui episodi anossici. Nell’ecografia eseguita durante il corso venne diagnostica una forma classica di tetralogia di Fallot. Se il ragazzo avesse potuto raggiungere vivo un centro di cardiochirurgia, la sua prognosi di sopravvivenza all’intervento e di qualità di vita a lungo termine sarebbe stata eccellente. La Dott.ssa Jowi chiese al Prof. Parenzan e a Philipp Bonhoeffer di prendere in considerazione l’eventualità di sottoporre il paziente all’intervento chirurgico a Bergamo. In una settimana il padre del ragazzo, la Dott.ssa Jowi e Padre Antonio riuscirono ad avere il passaporto e i documenti di viaggio per il giovane paziente. Philipp Bonhoeffer trovò una famiglia italiana disposta a ospitarlo e a contribuire alle spese di viaggio, mentre il Prof Parenzan organizzò l’intervento chirurgico. Il ragazzo viaggiò da Nairobi a Milano da solo. Ammesso d’urgenza nel reparto di cardiochirurgia dell’ospedale di Bergamo nello stesso giorno del suo arrivo, fu sottoposto ad interento chirurgico  il giorno successivo dal Prof. Lucio Parenzan. Come previsto, l’intervento andò bene e, dopo la degenza ospedaliera e alcuni giorni trascorsi presso la famiglia che lo ospitava, il ragazzo ritornò in Kenya.


Nel successivo corso di ecocardiografia tenuto a Nairobi, la Dott.ssa Jowi chiese al paziente di ripresentarsi per l’ecocardiografia post-operatoria di controllo. In questa occasione il padre del ragazzo, per esprimere la sua gratitudine per avergli salvato il figlio, portò regali alla Dott.ssa Jowi e a Philipp Bonhoeffer, ma, ancora più importante, compì il più grande gesto di ringraziamento e di rispetto che un uomo africano possa esprimere. Disse che, dopo averne discusso con la moglie e il figlio e rendendosi conto che non era stato in grado di tenere in vita suo figlio e che era stato solo grazie all’aiuto di Philipp Bonhoeffer se il ragazzo ora stava bene, aveva deciso di dare questo suo figlio, il suo primogenito, a Philipp Bonhoeffer. Colpito, ma consapevole del grande onore che gli veniva tributato, Philipp Bonhoeffer rispose che si sentiva molto onorato, che ora considerava il ragazzo come suo figlio, ma che desiderava che rimanesse con la famiglia dove era cresciuto. Da parte sua, Philipp Bonhoeffer si impegnò a sostenere tutti i costi della scolarizzazione del ragazzo. Alcuni anni dopo, il sesto figlio nato in questa famiglia fu chiamato “Doctor” in onore di Philipp Bonhoeffer, che in quella occasione offrì alla famiglia una mucca. Quando si trovava in Kenya Philipp Bonhoeffer visitava spesso questa famiglia nella loro casa di agricoltori e, per la profonda e duratura amicizia che si era sviluppata, Philipp Bonhoeffer decise di sostenere le spese di istruzione anche per tutti gli altri bambini della famiglia.


In Philipp Bonhoeffer nacque un grande amore per l’Africa ed era sempre più coinvolto in corsi di ecocardiografia. Tuttavia, tutti i componenti del gruppo si sentivano a disagio perché, mentre il numero di pazienti che venivano diagnosticati aumentava, le probabilità di poterli trattare erano pochissime. La selezione dei pazienti da curare era una vera e propria sfida etica. Pochi pazienti presentavano un quadro clinico come quello del ragazzo precedente, cioè condizioni gravi ma con una buona probabilità di riuscita. I pazienti che avevano sintomi gravi, spesso affetti da febbre reumatica, non erano buoni candidati per un intervento chirurgico, mentre altri che stavano ancora bene avevano un profilo di rischio ragionevole. Stabilire a chi offrire un trattamento all’estero era una decisione difficile e si poteva fare solo dopo che tutti i pazienti erano stati studiati in dettaglio. Nel giorno della decisione moltissime famiglie si presentavano con la speranza che gli si offrisse una soluzione per i loro figli. Invece Philipp Bonhoeffer spesso doveva deluderli comunicando che non poteva fare nulla per loro. Solo a una piccola minoranza veniva data la speranza che si sarebbe fatto tutto il necessario per cercare di organizzare il viaggio presso un centro cardochirurgico estero. Le famiglie con bambini gravemente ammalati che ricevevano la cattiva notizia dell’impossibilità di un trattamento restavano dolorosamente stupite nel constatare che bambini che apparivano meno gravi dei loro sarebbero stati avvantaggiati. In verità, la maggior parte dei pazienti gravi era operabile, solo che il profilo di rischio era inaccettabile e gestire un caso di mortalità in sala operatoria all’estero sarebbe stata una difficoltà insormontabile, anche con la massima buona volontà di tutti i partecipanti del progetto.


Per questa e molte altre ragioni diventava imperativo creare delle opzioni di trattamento in Kenya. Philipp Bonhoeffer, allora ancora giovanissimo cardiologo, suggerì di iniziare ad eseguire la dilatazione polmonare in pazienti con stenosi polmonare congenita isolata. Questo programma di grande successo ebbe subito un grosso impatto e presto portò alla dilatazione delle valvole mitrali con il sistema Multi-Track, che Philipp Bonhoeffer sviluppò per trovare un modo efficace e economico per trattare la stenosi mitralica, una tipica malattia delle persone socialmente svantaggiate. (vedi Innovazioni – Il Sistema Multi-Track).


Philipp Bonhoeffer trascorse due lunghi periodi di tempo in Kenya, rispettivamente di 3 e 4 mesi. Iniziò anche a lavorare in Tanzania e in Uganda, dove gli venne offerta una cattedra di professore presso l’Università di Entebbe. Mentre Philipp Bonhoeffer stava pensando di trasferirsi in modo permanente in Africa, gli venne inaspettatamente offerta la possibilità di lavorare nell’equipe medica dell’Ospedale Necker di Parigi, un’opportunità prestigiosa e interessante. L’offerta di lavoro a Parigi veniva dal Prof. Daniel Sidi in relazione alle attività svolte da Philipp Bonhoeffer in Africa. In quel periodo il Prof. Daniel Sidi era impegnato, a Ho Chi Minh Ville in Vietnam, su iniziativa del Prof. Alain Carpentier, nello sviluppo dell’Institut du Coeur, un progetto a cui più tardi partecipò anche Philipp Bonhoeffer.


Nel 1994 Philipp Bonhoeffer iniziò ad avere delle entrate dalle royalties e dalle consulenze con l’industria dei dispositivi medici. Consapevole del fatto che queste entrate provenivano direttamente o indirettamente dal lavoro innovativo che aveva effettuato in Kenya e poiché riceveva uno stipendio a Parigi, egli giudicò cosa buona che il denaro generato dalle idee concretizzate in Kenya ritornasse a quella nazione. Per questo motivo, accantonò fondi per aiutare giovani kenioti a ricevere un’istruzione. Aveva già iniziato a sostenere gli studi dei figli della famiglia di cui si è parlato in precedenza, ma ampliò il progetto per includere altri studenti. Col passare, del tempo capì meglio come doveva essere realizzata questa sponsorizzazione. Si accorse che non bastava dare semplicemente del denaro, ma era anche cruciale, perché il piano di istruzione avesse successo, dedicarsi con impegno personale nel rapporto con gli studenti. Inoltre, riteneva che si dovevano scegliere pochi studenti, ma comunque fossero andate le cose, essi dovevano essere seguiti e aiutati fino in fondo al percorso, fino a quando avessero trovato un lavoro e fossero diventati completamente indipendenti. Era consapevole del fatto che ciò rendeva difficile progettare un piano finanziario, perché i costi dell’istruzione aumentano con l’età dello studente. Era contrario a sponsorizzare giovani studenti nei primi gradi scolastici senza avere la garanzia di una sponsorizzazione anche per gli studi universitari, poiché questo provoca una tipica frustrazione tra i giovani kenioti ed è risaputo che conduce verso la criminalità. Perciò, Philipp Bonhoeffer decise di aiutare studenti che si battevano per i finanziamenti alla fine del loro curriculo universitario dando degli aiuti economici sporadici. Decise di prendere in carico solo pochi studenti giovani perché aveva l’intenzione di accompagnarli durante il loro intero percorso di formazione. Nonostante questo col passare del tempo si è trovato a finanziare interamente il percorso completo di studi per 8 studenti. La scelta della scuola o della facoltà universitaria venne fatta con gli studenti e i loro genitori con i quali Philipp Bonhoeffer ha sviluppato rapporti che tuttora mantiene. Philipp Bonhoeffer passava la maggioranza del suo tempo libero quando lavorava in Kenya con questo circolo di amicizie.

Africa
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